
20 Ottobre 2020
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Che tra Stati Uniti e Cina non corra buon sangue è ormai cosa nota, ma che il nome del Presidente della Repubblica cinese venga tradotto dall'americana Facebook (su Facebook) "buco di me**a" o più elegantemente "schifo" può effettivamente creare un certo imbarazzo. Ed è accaduto proprio questo, anche se questa volta Trump non c'entra.
Niente ban Huawei o fallimento dei negoziati per evitare i dazi, o ancora accuse di furto di proprietà intellettuale (come tuonava Trump la scorsa estate, invitando le imprese USA a tornare "a casa"). Niente di tutto ciò. L'incidente diplomatico è avvenuto in occasione della storica visita di Xi Jinping nel Myanmar, ospite del Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, politica e Consigliere di Stato, per stipulare 33 accordi economici e per riallacciare rapporti raffreddatisi negli ultimi tempi tra i due Paesi.
Ed è proprio l'ignara Aung San Suu Kyi ad aver fatto la frittata, a dirla onestamente senza avere troppe colpe: non poteva di certo sapere che l'avanzatissimo strumento multi-lingue integrato in Facebook e basato sull'intelligenza artificiale poco intelligente (e molto artificiale) traducesse "Mr. Xi Jinping" dal birmano all'inglese in... "Mr. Shithole"... Il post è ancora online, seppur con qualche "correzione" (Google però il nome del Presidente cinese lo ha tradotto sin dal principio senza cadere in alcuna volgarità).
Insomma, se né l'uno, né l'altra hanno colpa, chi è il responsabile di questo increscioso accaduto? Facebook, ovviamente, che prontamente ha chiesto scusa puntando il dito su un "problema tecnico" che causava traduzioni sbagliate dal birmano all'inglese sulla piattaforma, ora corretto. In pratica, gli algoritmi di Facebook cercano di interpretare le parole che non conoscono fornendo le risposte che vengono ritenute più vicine e plausibili, anche sulla base del contesto e del database a disposizione. Con un risultato tutt'altro che soddisfacente in questo caso, visto che il nome "Xi Jinping" è stato interpretato dall'IA come una storpiatura del birmano "chi kyin phyn", ovvero "feces hole buttocks" (a voi la traduzione, anche se già si capisce).
Questo non sarebbe dovuto accadere, e stiamo prendendo provvedimenti affinché ciò non accada in futuro.
La notizia ha subito raggiunto tutti gli angoli del pianeta, ovviamente. Anzi, no: tutti tranne uno, la Cina. Sì, perché proprio in Cina c'è chi è stato sbattuto in carcere per molto meno, e a quanto pare a quelle latitudini la satira o i semplici "errori di traduzione" non sono particolarmente graditi.
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